In Corea del Sud, si chiede la fine del ministero per l’uguaglianza di genere e la politica delle quote.
Una pubblicità al’inizio del problema
In diverse occasioni, Lee Jun-seok, 36 anni, capo del PPP, si è opposto all’istituzione di quote per favorire l’accesso delle donne alle posizioni, mentre chiedeva l’abolizione del ministero dell’uguaglianza di genere. Persone appartenenti a movimenti antifemministi, hanno recentemente attaccato An San, 20 anni, tre volte campionessa olimpica sudcoreana di tiro con l’arco alle Olimpiadi di Tokyo. Di recente hanno chiesto scuse alle aziende – e persino a un ministero – che, nell’ambito di una campagna pubblicitaria, aveva utilizzato, come le “femministe radicali e misandre”, immagini che si beffavano con due dita delle dimensioni di un piccolo pene. Non esitando a chiederle di restituire le sue medaglie e scusarsi. Dalla sua creazione a febbraio, il canale YouTube creato da uno di questi movimenti ha più di 300.000 iscritti. I principali politici conservatori – tra cui due candidati alla presidenza – hanno colto al volo questo movimento antifemminista per chiedere l’abolizione del ministero per l’uguaglianza di genere.
Ritorno di fiamma
Tra la popolazione maschile più giovane si levano voci per denunciare il servizio militare obbligatorio di quasi due anni, che ritarda l’ingresso nel mondo del lavoro mentre le donne sono esentate. Una esperta di studi coreani stima che si tratta di un contraccolpo contro tutti i progressi compiuti dai movimenti femministi in Corea negli ultimi anni. Un ricercatore crede anche che i politici stiano sfruttando il risentimento di uomini frustrati per cercare di assicurarsi i loro voti. Ha aggiunto che alcuni di questi uomini si considerano vittime del femminismo, soprattutto a causa della discriminazione positiva. Un altro ritiene che la quota di mercato del lavoro femminile sia aumentata negli ultimi decenni, mentre il servizio militare resta riservato agli uomini.